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«Sentenza politica». Ma la condanna a Delmastro agita via Arenula


Care lettrici, cari lettori

la notizia della settimana è certamente la condanna a otto mesi con interdizione dai pubblici uffici – con pena sospesa – per il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro. La condanna è arrivata dopo che la procura aveva chiesto l’assoluzione per mancanza dell’elemento soggettivo, i fatti oggetto del procedimento penale riguardavano la rivelazione di informazioni riservate sul detenuto anarchico Alfredo Cospito mentre era in sciopero della fame.

La condanna ha provocato la reazione sia del ministro della Giustizia Carlo Nordio che della premier Giorgia  Meloni, che hanno confermato Delmastro al suo posto al ministero (e Meloni ha paventato la presenza di ragioni politiche dietro la condanna). Fatti, questi, che non fanno altro che inasprire i rapporti con la magistratura, adombrando l’ipotesi che si tratti di una condanna politica. 

Nel mentre, si avvicina la data dello sciopero delle toghe proclamato dall’Anm: il 27 febbraio si avvicina e tutto è confermato. La speranza è quella di una ampia partecipazione, e sarà anche il banco di prova per il nuovo presidente Cesare Parodi.

La prossima settimana sarà, infine, anche il momento in cui il Csm prenderà in carico le pratiche sul procuratore di Roma, Francesco Lo Voi. In particolare quelle dei laici di centrodestra, che ne ipotizzano anche il trasferimento.

Sullo sfondo rimane sempre la riforma costituzionale della separazione delle carriere. Nelle ultime due settimane molti di voi hanno partecipato al nostro sondaggio (grazie!) e hanno anche risposto alla domanda aperta. Gli esiti sono interessanti – la maggioranza è contraria alla riforma, ma con riflessioni per certi aspetti inaspettate – e li trovate in questo articolo che riassume e spiega.

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Sul tema, il presidente dell’Unione camere penali Francesco Petrelli ha scritto una pacata quanto decisa analisi delle ragioni che giustificano il sì dei penalisti alla separazione delle carriere.

Da ultimo, l’avvocato Angelo Stirone ha approfondito in un commento il ruolo della Corte penale internazionale, spiegando perché sia necessario affidarsi a questo tipo di organismi.

Il caso Paragon

«Il Dap non ha mai stipulato nessun contratto con qualsivoglia società di qualsiasi tipo, nessun persona tra l’altro è mai stata intercettata da strutture finanziate dal ministero della Giustizia nel 2024, nessuna persona è mai stata intercettata dalla polizia penitenziaria». Così ha risposto il ministro della Giustizia Carlo Nordio al question time alla Camera all’interrogazione sulle attività di intercettazione svolte da strutture finanziate dal ministero della Giustizia.

Nordio ha aggiunto che «se poi se qualche stampa non so perché insinua situazione che non sono vere, magari ne risponderà; io posso assicurare che nessun persona tra l’altro è mai stata intercettata da strutture finanziate dal ministero della Giustizia nel 2024, nessuna persona è mai stata intercettata dalla polizia penitenziaria».

La questione è delicata perché riguarda l’utilizzo del software israeliano in uso solo ai governi e utilizzato sui cellulari di un giornalista e un operatore di ong. Qui tutti i dettagli e anche i risvolti delle parole di Nordio rispetto ai servizi segreti.

la prova per Parodi (Anm)

«Posso assicurare che di fratture all’interno della magistratura associata, da un po’ di tempo e sicuramente in questo momento, non ce ne sono», ha detto a Radio Popolare il presidente dell’Associazione nazionale dei magistrati (Anm) Cesare Parodi, che in settimana è anche intervenuto in audizione alle camere contro la separazione delle carriere. «Tutti i gruppi associativi sono assolutamente convinti delle ragioni di questo movimento di pensiero che portiamo avanti, l’unica differenza, non sostanziale e rilevante, è magari sulle modalità di espressione di queste convinzioni unitarie. Tra i compiti del presidente e della giunta è cercare di trovare modalità di comunicazione all’esterno che consentono a tutti coloro che condividono queste idee di farsene parte».

Parodi, esponente di Magistratura indipendente, incontrerà la premier il 5 marzo e da alcuni fronti interni alla magistratura sono emerse perplessità sulla sua modalità comunicativa, intesa come non abbastanza netta.

Il presidente è anche incappato in una questione comunicativa di cui non si sono ancora chiariti i contorni. Durante un evento a Torino di presentazione del libro di un magistrato, ha affermato che «ci farebbero comodo due magistrati morti», facendo riferimento al calo di prestigio della categoria dei magistrati nei confronti dell’opinione pubblica.

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Su questo è intervenuta la Giunta delle camere penali, definendolo «un pensiero incompatibile con l’esercizio di una pubblica funzione, offensivo nei confronti di quegli stessi magistrati che hanno sacrificato la vita e dei loro famigliari». 

La condanna di Delmastro

La condanna (sospesa) al sottosegretario Delmastro ha prodotto l’effetto di difesa nei suoi confronti da parte del governo, che ha scelto la linea di definire «politica» la decisione. «Sono sconcertata, mi chiedo se il giudizio sia realmente basato sul merito della questione», ha scritto la premier Giorgia Meloni che ha aggiunto che «il sottosegretario rimane al suo posto».

«Spero ci sia un giudice a Berlino ma non mi dimetto», ha detto il diretto interessato, bollando appunto come politica la sentenza e annunciando appello. Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, si è detto «disorientato ed addolorato». Le opposizioni, invece, hanno chiesto le dimissioni di Delmastro.

Le parole del governo hanno tuttavia colpito soprattutto le toghe e il presidente dell’Anm, Cesare Parodi, ha risposto al governo: «La sentenza politica è la sentenza che, nella convinzione chi fa questa affermazione, non è stata il frutto di una valutazione seria, oggettiva delle prove, non è stata il frutto di una corretta applicazione della legge ma è stata condizionata da ideologie o ancora peggio da una volontà di condizionare le scelte della politica che non deve appartenere alla logica giurisdizionale. Io non conosco una realtà della magistratura dove questa logica viene applicata, io non posso impegnarmi su tutti per tutto, ma devo ragionare in termini di grandi numeri. Che poi la politica abbia questo tipo atteggiamento non cambia la mia realtà», ha detto a Piazzapulita.

Poi ha aggiunto che «abbiamo la prova tangibile che i giudici non sono allineati e annichiliti sulla posizione dei pm, c’è un giudice che condanna liberamente anche se il pm, che sarebbe “il cattivo di turno”, ha chiesto l’assoluzione; qui c’è già un pezzetto di questo meccanismo di critica che viene fatta alla magistratura che tangibilmente viene meno».

Lo sciopero dell’Anm

Il 27 febbraio i magistrati si sono dati appuntamento a Roma in piazza Cavour: alle ore 10 previsto un flash mob sulla scalinata della Corte di cassazione. I magistrati indosseranno la toga e la coccarda tricolore e avranno in mano una copia della Costituzione italiana. Alle 11, appuntamento al Cinema Adriano per un’assemblea pubblica, a cui parteciperanno, oltre ai componenti della Ges Roma e della Ges Cassazione, anche personalità della società civile. 

Apriranno l’assemblea il presidente dell’Anm Cesare Parodi e il segretario generale Rocco Maruotti. Tra gli ospiti, Gianrico Carofiglio, i magistrati Giuseppe Santalucia ed Enrico Scoditti, la professoressa Tania Groppi, l’avvocato Giuseppe Iannaccone. Il dibattito sarà accompagnato dal live painting dell’illustratore Lorenzo Terranera. 

Ingiuste detenzioni

Nel periodo 2017-2024 abbiamo avuto 5933 ingiuste detenzioni risarcite dallo Stato. Sono stati pagati 254,5 milioni di euro. Le azioni disciplinari avviate verso i magistrati responsabili sono state 89, con il seguente esito. 44 non doversi procedere; 28 assoluzioni; 8 censure; 1 trasferimento; 8 ancora in corso. Quindi in totale, su 5933 errori, solo 9 condanne, sanzionato lo 0,15% degli errori.

I dati sono stati forniti da Enrico Costa, deputato di Forza Italia: «I dati riportati portano ad una sola conclusione: il magistrato che sbaglia non paga mai per i propri errori, neanche quando toglie la libertà a persone innocenti. Paga solo lo Stato».

Nordio ha incontrato le Camere civili e Aiga

Il ministro della Giustizia Nordio ha incontrato una delegazione dell’Unione Nazionale delle Camere Civili composta dal presidente Alberto Del Noce, dal segretario Rosaria Filloramo, dal vicepresidente Mario Spinelli, dal futuro presidente della costituenda Fondazione UNCC, Virginio Angelini e dal responsabile dell’Osservatorio legislativo UNCC Sergio Terzaghi.

Nel corso dell’incontro è stato ribadito come la sfera civile interessi gran parte dei cittadini almeno una volta nella vita, evidenziandone la cruciale importanza per il funzionamento dello Stato di diritto. L’Unione camere civili ha richiesto un più ampio e concreto coinvolgimento nei tavoli di lavoro ministeriali e il ministro ha sollecitato un parere sulla situazione dei giudici di pace e risorse disponibili. Il Capo di Gabinetto ha confermato che la carenza di risorse rappresenta uno dei problemi principali e ha ricordato che i fondi del PNRR non possono essere impiegati per l’assunzione di nuovi magistrati (togati o onorari).

Nordio e il suo ufficio hanno incontrato anche una delegazione dell’Associazione italiana giovani avvocati e il presidente Foglieni ha illustrato alcune proposte di riforma: in particolare, quella riguardante l’ordinamento penitenziario, finalizzata alla riduzione del sovraffollamento. Sono state inoltre esposte le criticità riguardanti il giudice di pace e particolare attenzione è stata anche dedicata al processo penale telematico e ai diritti di copia. Da ultimo, è stata illustrata una proposta volta ad introdurre l’ingiunzione di pagamento emessa dagli avvocati.

Dipartimento innovazione tecnologica

Il Consiglio dei ministri ha deliberato, su proposta del ministro della Giustizia Carlo Nordio, «il conferimento dell’incarico di Capo dipartimento per l’innovazione tecnologica della Giustizia alla dottoressa Antonella Ciriello, magistrato ordinario».

Il nuovo Pg di Cassazione

Il 26 febbraio il plenum del Csm, alla presenza del presidente Sergio Mattarella, nominerà il nuovo Procuratore generale presso la Corte di cassazione, in vista del pensionamento di Luigi Salvato. Il favorito è Pietro Gaeta, attualmente avvocato generale della Suprema Corte, l’alternativa è Pasquale Fimiani, ora sostituto procuratore generale in Cassazione.

A Catania le regole per le copie ai giornalisti

Il procuratore di Catania, Francesco Curcio, ha redatto un documento sul rilascio degli atti del procedimento penale agli organi di informazione.

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« L’esigenza di garantire il diritto di cronaca e il correlativo diritto della collettività a essere informata su fatti di rilevanza pubblica, deve essere contemperata, sia con i diritti della persona che con le esigenze investigative. Ne consegue che possono essere forniti ai mezzi d’informazione: provvedimenti cautelari reali e personali e ogni altro provvedimento preso dal Giudice avente a oggetto la libertà personale una volta comunicati alle parti, ovvero il patrimonio dei soggetti sottoposti alle indagini, i provvedimenti pre-cautelari presi in via d’urgenza dal Pm (fermi e sequestri preventivi urgenti) una volta convalidati dal Giudice, nonchè gli atti conclusivi delle indagini (sempre dopo che gli stessi siano stati notificati alle parti) vale a dire avvisi di conclusione indagini, richieste di rinvio a giudizio e decreti di citazione a giudizio».

Il documento spiega criteri, casi e modalità, ricordando che è riservata al Procuratore l’espressione della valutazione della sussistenza dei presupposti che legittimino il rilascio di copia dei provvedimenti giudiziari agli organi di informazione che ne facciano richiesta.

La richiesta dovrà essere formulata per iscritto: «da giornalista professionista iscritto all’Ordine o pubblicista su delega scritta del direttore responsabile della testata giornalistica, anche on line, interessata all’ottenimento della copia» e ancora «i giornalisti free lance dovranno documentare, nell’istanza di rilascio copie – o, almeno, nella prima istanza prodotta alla Procura, che conducono professionalmente inchieste giornalistiche/studi/pubblicazioni (on line ovvero su carta stampata) su temi di attualità o storici, sociali, politici criminologici ed economici».

Nomine al Csm

Uffici direttivi:

Presidente tribunale Crotone: nominata Maria Luisa Antonietta Mingrone, attualmente giudice tribunale Cosenza

Presidente tribunale Campobasso: nominato Enrico Di Dedda, attualmente presidente sezione tribunale Campobasso

Presidente tribunale Pescara: nominato Luigi Cirillo, attualmente giudice tribunale Ascoli Piceno

Procuratore Aosta: nominato Luca Ceccanti, attualmente sostituto procuratore Aosta

Procuratore Trieste: nominata Patrizia Castaldini, attualmente procuratore Nuoro

Uffici semidirettivi:

Procuratore aggiunto Genova: nominato Marco Zocco, attualmente sostituto procuratore Genova

Presidente sezione tribunale Brescia: nominato Luca Perilli, attualmente giudice tribunale Rovereto

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