La Statale 106 rappresenta uno dei nodi infrastrutturali più importanti, ma anche più critici, della Calabria. Questa arteria, fondamentale per il collegamento tra il versante ionico e il resto d’Italia, è segnata da decenni di ritardi, fondi insufficienti e interventi parziali. In particolare, il tratto tra Reggio Calabria e Catanzaro è al centro di un acceso dibattito.
Nei mesi scorsi, il governo ha annunciato lo stanziamento di 30 milioni di euro per la progettazione e la sicurezza, ma le amministrazioni locali e i cittadini continuano a chiedere risposte concrete. Abbiamo ripercorso idealmente il tracciato della statale, raccogliendo le testimonianze e le proposte di chi si batte per il suo miglioramento. Tra questi, il sindaco di Benestare, Domenico Mantegna, che si fa portavoce delle richieste dei cittadini, e Fabio Pugliese, dell’Associazione Basta Vittime sulla 106, che da anni sollecita interventi per la messa in sicurezza della strada.
Statale 106, i territori pretendono certezze
Nei mesi scorsi si è parlato di una nuova fase di progettazione per la Statale 106, ma anche dello stanziamento di 30 milioni di euro per interventi di messa in sicurezza tra Catanzaro e Reggio Calabria. Tuttavia, la strada resta una delle grandi incompiute del Sud, con criticità ancora irrisolte.
Ne parliamo con Domenico Mantegna, sindaco di Benestare, comune della Locride, e consigliere metropolitano con delega ai Lavori pubblici e al Pnrr.
Sindaco, cosa rappresenta oggi la statale 106 e quale ruolo potrebbe avere per i territori che attraversa, in particolare per la fascia ionica reggina?
Oggi la Statale 106 è, purtroppo, un’incompiuta. Strada vitale, ma tristemente nota come la “strada della morte” per l’alto numero di vittime. La percorro almeno due o tre volte a settimana per raggiungere gli uffici della Città Metropolitana di Reggio Calabria. Da anni si susseguono proclami e promesse, ma la realtà è che in alcuni tratti mancano perfino i fondi per la progettazione.
PER APPROFONDIRE: Infrastrutture in Calabria, la Statale 106 “dimenticata”
Si era pensato di impiegare risorse del Pnrr per migliorarne le infrastrutture, ma i fondi europei sono destinati solo alla rete TEN-T, che in Calabria comprende solo il tratto settentrionale della 106, escludendo quello fino a Reggio. Alcuni parlamentari europei stanno lavorando per includerla, così da accedere ai finanziamenti necessari all’ammodernamento. Una strada sicura e moderna garantirebbe collegamenti efficienti, attrarrebbe investimenti e creerebbe opportunità di sviluppo economico e turistico.
Recentemente, Ministero delle Infrastrutture e Anas hanno annunciato 30 milioni per progettazione e sicurezza del tratto reggino. Sono fondi sufficienti? Avete avuto riscontri circa l’impiego?
Trenta milioni sono una somma del tutto insufficiente per affrontare un problema così vasto. Ho appreso la notizia solo tramite annunci giornalistici, ma non ho trovato alcun decreto, circolare o provvedimento ufficiale che confermi questi finanziamenti. Posso confermare, invece, che per il tratto Catanzaro-Soverato- Crotone i fondi sono stati realmente stanziati e destinati ai lavori. Per quanto riguarda la Locride, invece, le informazioni sono poche e poco rassicuranti.
C’è un confronto tra Ministero, Anas e istituzioni locali?
Interlocuzioni ci sono, ma servono azioni concrete. Qualche mese fa, durante un incontro all’auditorium di Caulonia con i vertici di Anas regionale, ci è stato detto chiaramente che per il tratto reggino non ci sono fondi, mentre quelli per il Catanzarese sono già stanziati. Di recente, con altri 30 sindaci della Piana e della Locride, abbiamo formato un comitato per affrontare un’altra emergenza: la Bovalino-Bagnara, un’arteria trasversale cruciale per i comuni dell’entroterra aspromontano. Un primo lotto era partito, ma il progetto si è arenato e i lavori sono fermi. Completare quest’opera significherebbe contrastare lo spopolamento che sta svuotando i nostri borghi.
Lei conviene con me però che una trasversale sarebbe utile se si potenziasse anche la statale 106 sul versante ionico?
Assolutamente sì. La SS 106 non può essere considerata solo una questione della Locride, l’area grecanica o la fascia ionica reggina. È una questione nazionale. Questa strada dovrebbe assumere un ruolo strategico e prioritario per l’Italia, se non addirittura per l’Europa. Solo quando sarà riconosciuta la sua reale importanza si potrà finalmente procedere a un ammodernamento serio e concreto. Non può essere solo il problema dei sindaci della Locride, di Melito Porto Salvo o di altri comuni che quotidianamente la percorrono. Sulla SS 106 si muore ogni mese: deve essere il governo centrale a prendersi la responsabilità di intervenire. Se cresce la Locride, se cresce la fascia ionica reggina, cresce tutta la Calabria e, di conseguenza, cresce l’intero Paese. È ora di passare dalle parole ai fatti.
Tra Catanzaro e Reggio, pochi interventi e tanti ritardi. Pugliese (“Basta Vittime”): «Ecco i progetti avviati e le risorse stanziate»
Un’infrastruttura strategica per la Calabria, ma anche una delle più pericolose d’Italia: la Statale 106 Ionica continua a essere al centro del dibattito non solo politico. Tra fondi stanziati, tempistiche dilatate e una manutenzione insufficiente, la strada che attraversa la regione da nord a sud resta una delle principali emergenze viarie del Mezzogiorno. Fabio Pugliese, direttore operativo dell’Associazione Basta Vittime sulla Statale 106, da anni denuncia ritardi e scelte discutibili nella gestione degli interventi. «Sostanzialmente, noi abbiamo al momento questa situazione: 3 miliardi sulla legge di bilancio del 2022, ma questi fondi sono diluiti fino al 2037» spiega, mettendo subito in evidenza il nodo principale della questione.
«Questo – aggiunge – è assolutamente fisiologico. Considerati i tempi burocratici per l’avvio e la conclusione dei lavori, il governo, invece di bloccare l’intera somma subito, ha deciso di prevedere un piano di rateizzazione. Se si va a leggere il decreto ministeriale del ministro Salvini – che per me resta un errore – si vede chiaramente che questi 3 miliardi sono vincolati a un cronoprogramma di investimento diluito nel tempo».
Tra prospettive e criticità
Pugliese si sofferma su due aspetti fondamentali di questo decreto: «Da una parte, si specifica che l’ordine degli interventi deve essere coerente con i fondi che la Ragioneria dello Stato deve avere disponibili e deve assegnare. Se questi fondi non sono disponibili, chiaramente si generano delle attese. Dall’altra, si ribadisce che devono essere rispettati i cronoprogrammi».
Tuttavia, secondo il Direttore operativo di “Basta Vittime”, esistono delle criticità: «Io immagino che su questo aspetto ci sia elasticità. Se c’è un ritardo nell’iter procedurale, naturalmente, non può ripercuotersi sulla revoca del finanziamento. Allo stesso modo, se la Ragioneria dello Stato non ha al momento le risorse e bisogna aspettare qualche mese, non si può imputare il ritardo al mancato rispetto del cronoprogramma e quindi revocare i fondi. È una norma scritta malissimo». «A questi 3 miliardi si aggiungono 500 milioni di euro, che sono fondi dello Stato» continua Pugliese. «Questi soldi rappresentano una parte dei fondi recuperati dal governo grazie alla spending review dell’ex ministro Fitto sui soldi del PNRR».
Gli interventi previsti
Pugliese spiega che nella ripartizione complessiva, il governo ha destinato ulteriori 500 milioni alla Statale 106, con tre obiettivi principali: «Il primo riguarda la Catanzaro-Crotone, un progetto nato dal basso grazie all’unione dei sindaci. Il secondo riguarda la Corigliano-Sibari, ma qui ci sono problemi, perché non c’è stato nessun confronto con i territori, e quindi ci sono delle resistenze locali».
«A sud di Catanzaro, invece, sono stati previsti interventi minimi: la sistemazione della provinciale che collega la nuova Statale 106 alla vecchia Statale 106 a Locri, il bypass a Caulonia – purtroppo solo a due corsie e non a quattro – e poco altro. L’unico elemento significativo a sud di Catanzaro è lo studio di fattibilità tecnicoeconomico per la tratta Reggio Calabria- Catanzaro per il quale è stato annunciato mesi fa un investimento di 30 milioni di euro».
Gli ostacoli burocratici
Secondo Pugliese, però, il problema più grande è l’ostacolo burocratico dello studio costi-benefici: «La nuova Anas sta seguendo purtroppo l’eredità di una delle peggiori decisioni ministeriali della storia recente, quella dello studio costi-benefici introdotto dall’ex ministro Toninelli. Tutti i vecchi progetti, anche quelli in uno stadio avanzatissimo come il megalotto 5 (la Melito-Reggio), sono sistematicamente bocciati a causa di questo criterio. Anas, di conseguenza, non può più validare i vecchi progetti che sono di fatti decaduti e deve rifarne di nuovi».
«In questo momento, tra Reggio e Catanzaro, risultano in corso studi di fattibilità tecnico-economica. Per la verità, a me era stato detto che sarebbero stati pronti entro dicembre, ma purtroppo Anas non dialoga con nessuno, nemmeno con le associazioni. Nessuno sa niente e non si sa se siano stati effettivamente conclusi».
Pugliese è netto sulla necessità dell’investimento: «Questo è un intervento prioritario per due motivi: primo, perché servirebbe a fermare la media di 20 vittime l’anno sulla Statale 106; secondo, perché sarebbe fondamentale per lo sviluppo di un’intera costa calabrese lunga 415 chilometri». «Non siamo i soli a pensarlo» aggiunge. «Anche il vescovo di Reggio Calabria, mesi fa, ha espresso la stessa posizione, sottolineando quanto sia cruciale per il territorio intervenire sulla sicurezza della Statale 106 prima di impegnarsi in opere di dubbia utilità. «Eppure – continua – il governo ha destinato ben 14 miliardi di euro a un’opera come il Ponte sullo Stretto di Messina, lunga appena tre chilometri, che non si sa se verrà realizzata, non si sa quanto durerà in caso di terremoto e che sicuramente non rappresenta una priorità infrastrutturale per la Calabria».
Tra fondi e promesse, un’altra la vera emergenza «C’è da mettere in sicurezza il vecchio tracciato della 106»
«C’è un altro aspetto importante» sottolinea Pugliese. «Mentre si discute dei tre miliardi e delle nuove progettazioni, si sta perdendo di vista il problema più grave: lo stato attuale del vecchio tracciato della Statale Ionica 106». «Questa strada era in pessime condizioni già 30 anni fa, 20 anni fa era ancora peggio, 10 anni fa era degradata e oggi è in uno stato comatoso. Il problema non è solo l’invecchiamento, ma soprattutto la mancanza di manutenzione». Il direttore operativo dell’Associazione Basta Vittime fa un esempio concreto: «Negli anni ’90, ricorda, un problema su un ponte veniva risolto in un mese.
Nel 2014, quando è nata l’Associazione Basta Vittime, un ponte crollato a Caulonia veniva ricostruito in 4-5 anni. Oggi, un problema ridicolo sul ponte dell’Amendolea non è ancora stato risolto dopo quattro anni. A questo punto, aggiunge, viene da pensare a quella celebre frase di Giulio Andreotti: “A pensar male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina”».
«Sembra quasi che dietro questa paralisi ci sia un sistema di inefficienza voluto o, peggio, una rete di interessi che trae vantaggio da questa inerzia». Se potesse scegliere, Pugliese non avrebbe dubbi: «Se domani il Presidente del Consiglio mi chiedesse se preferisco dieci chilometri di Statale 106 a quattro corsie o un piano Marshall per mettere in sicurezza tutta la strada, non esiterei un secondo: servono interventi immediati da Reggio a Sibari». «La 106 versa in condizioni catastrofiche» conclude. «Il fatto che l’attenzione sia stata spostata sui nuovi investimenti ha solo contribuito a trascurare la manutenzione ordinaria e straordinaria, che è oggi la vera urgenza per la Calabria».
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