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Radio. DAB. Agcom, del. 44/25/CONS in esito a consultazione pubblica su stato radio digitale: urgono interventi regolamentari e tecnologici


Con la delibera n. 44/25/CONS, datata 18/02/2025, ma pubblicata il 21/02/2025, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni chiude l’indagine conoscitiva sullo sviluppo della radiodiffusione digitale terrestre e fissa i prossimi passi per il settore.
Frequenze, assegnazioni, mercato pubblicitario, incentivi statali al simulcasting, estensione (e nuova decorrenza) dell’esonero dal pagamento dei contributi dei diritti d’uso, prospettive di coesistenza tra FM, DAB+ e IP, superamento del vincolo della ricezione indoor e nuovi equilibri tecnologici al centro del confronto.

Sintesi

La delibera Agcom n. 44/25/CONS pubblicata il 21/02/2025 e il collegato documento sintetico di collazione dei contributi degli stakeholders, segna la chiusura dell’indagine conoscitiva sulla regolamentazione della piattaforma di radiodiffusione digitale DAB+.
I risultati evidenziano una transizione ancora in corso (e che proseguirà almeno per 2-3 anni), con nodi irrisolti sulle frequenze, criticità nel mercato locale (profondamente sbilanciato rispetto a quello della radiofonia nazionale) e necessità di un upgrade regolamentare.
In questo scenario si delineano nuovi obblighi e prospettive per il settore radiofonico, che deve affrontare la concorrenza delle piattaforme IP e della stessa industria automobilistica, nonché le incertezze sulle assegnazioni delle risorse spettrali, senza il supporto di misure di sostegno pubbliche.
L’Agcom, condividendo alcuni dei contributi formulati dagli operatori, prevede interventi graduali.
Ma, intanto, il mercato chiede risposte più rapide per garantire un futuro sostenibile alla radio digitale via etere.

Il contesto dell’indagine conoscitiva

Breve recap come di consueto.
Con la prodromica delibera n. 316/24/CONS Agcom ha avviato un’indagine conoscitiva sul DAB+, conclusa con l’attuale delibera n. 44/25/CONS.
L’obiettivo era raccogliere le posizioni degli operatori del settore e valutare sia le sopravvissute che le sopravvenute criticità del mercato radiofonico digitale.

Differenziazione della copertura

La regolamentazione della piattaforma DAB+ ha visto negli anni interventi normativi e tecnici che, sebbene abbiano portato a una copertura della penisola quasi completa delle reti nazionali (ad esclusione di RAI, che presenta tuttora un’illuminazione da rete pluriregionale, più che nazionale), hanno evidenziato limiti nella gestione delle frequenze, nella competizione tra operatori e nella sostenibilità del comparto locale.

Limitatezza delle risorse frequenziali

La consultazione pubblica, i cui risultati sono ora consultabili qui, ha evidenziato diversi nodi.
In primo luogo, una limitata disponibilità di frequenze derivante dal Piano nazionale di assegnazione delle frequenze DAB+ “provvisorio”), posto che le risorse spettrali sono ancora oggetto di negoziazioni internazionali, soprattutto lungo la dorsale adriatica nell’ambito di un tavolo tecnico avviato nel 2019 e mai concluso, anche per via di una imprevista commistione con questioni interferenziali FM.

Tempi di attivazione delle reti locali in 2-3 anni

La seconda criticità rilevata dalla consultazione pubblica il cui sunto è ricompreso nell’allegato alla Del. 44/25/CONS attiene ai tempi dilatati nell’assegnazione dei diritti d’uso, considerato che la transizione al digitale ha rallentato il comparto radiofonico locale, con ritardi nella pubblicazione dei bandi ed un’incertezza normativa che penalizza gli operatori. I quali hanno esposto nelle risposte alle domande di Agcom una prospettiva di attuazione completa delle reti assentite nell’ordine di 2-3 anni.

Gestione Bed & Breakfasts

Finanziamenti Bed & Breakfasts

Consolidamento medio tempore

Periodo durante il quale, inevitabilmente, si affermeranno ulteriormente le già a regime reti nazionali (RAI a parte), ma anche le abitudini di fruizione IP dell’utenza.

 

Concorrenza con le piattaforme IP

Il modello di business radiofonico tradizionale deve, infatti, confrontarsi con un ecosistema digitale in cui le piattaforme streaming stanno  progressivamente erodendo ascolti e soprattutto ricavi pubblicitari, mentre continui processi di accentramento della somministrazione di contenuti di entertainment sulle auto da parte dell’industria automobilistica, attraverso sistemi integrati come Android Auto ed Apple CarPlay, stanno disintermediando l’autoradio.

Scarsa penetrazione dei ricevitori DAB+

Ma non solo un problema di ascolto digitale mobile quello emergente dai rilievi Agcom: seppur obbligatori sulle nuove automobili dal 2020, i dispositivi compatibili con il digitale restano poco diffusi nelle abitazioni, rallentando la crescita del mercato.

L’elusione dell’obbligo di dotazione del DAB+ sull’auto

Come se non bastasse, alcune case automobilistiche (come Stellantis e Renault) stanno sfruttando un’imperfetta definizione della norma recante l’obbligo di dotazione del DAB+ sulle auto legandola all’autoradio e non al veicolo per escluderla tout court a favore di soluzioni di car entertainment esclusivamente IP (il caso della Citroën e-C3 e del SUV Dacia Duster).

Soluzione radicale

Per farla breve, se il vincolo normativo sovranazionale impone che il ricevitore debba essere integrato da una interfaccia per sintonizzare i contenuti DAB+, evitando l’installazione dell’autoradio (a fronte della presenza di un sistema in mirrorlink con lo smartphone che fungerà da somministratore di contenuti in streaming), si aggirerebbe il ritenuto dispendioso (per l’automotive) obbligo.

Difficoltà nel coordinamento internazionale

Il ritardo nelle trattative con i Paesi confinanti sulla banda VHF-III sta, inoltre, penalizzando la distribuzione omogenea del segnale: il tavolo di coordinamento radioelettrico internazionale tra Italia, Croazia e Slovenia, avviato nel 2019, si è di fatto impantanato su problematiche che non avrebbero nemmeno dovuto farvi ingresso.

L’aut aut di Croazia e Slovenia

Parliamo delle note questioni delle interferenze FM asseritamente provocate dall’Italia (che opera in assenza di una pianificazione preventiva delle frequenze analogiche, peccato originale che grava da sempre sul settore radiofonico), la cui definizione sarebbe stata posta come aut aut per definire accordi per la gestione delle frequenze DAB+.
Usiamo il condizionale perché, come censurato dagli operatori, di questo tavolo tecnico si sa ben poco…

Consulenza fiscale

Consulenza del lavoro

Necessità di incentivi pubblici

La mancanza di fondi per il sostegno all’innovazione tecnologica frena, poi, a parere dei partecipanti alla ricognizione pubblica di Agcom, gli investimenti nel comparto radiofonico digitale.

Esenzione dei contributi dei diritti d’uso ai consorzi locali

Per questo, tra le altre cose, nell’ambito della consultazione pubblica conclusa con la delibera 44/25/CONS, è stata auspicata una proroga dell’esenzione del pagamento dei contributi dei diritti d’uso a carico dei consorzi locali decorrente non già dalla pubblicazione della delibera n. 286/22/CONS (come attualmente previsto), ma dalla piena attuazione del PNAF-DAB (quindi non quello attuale, provvisorio). Magari estendendola (l’esenzione) da cinque a dieci anni.

Le posizioni degli operatori

I contributi degli stakeholder alla interrogazione diffusa delineano peraltro una frattura tra le esigenze delle grandi reti nazionali e le difficoltà degli operatori locali. Mentre i player nazionali hanno già avviato un percorso di transizione con coperture che superano l’89% della popolazione (ricezione mobile), le emittenti locali lamentano una pianificazione delle risorse inadeguata ed un accesso limitato alle frequenze digitali.

Maggiore flessibilità

Anche per questo le emittenti locali chiedono una maggiore flessibilità nella gestione dei multiplex per garantire una migliore distribuzione delle risorse, considerato che la qualità audio delle trasmissioni in DAB+ (limitata nella stragrande parte dei casi a 36 CU/48 kpbs, se non addirittura 24 CU) spesso non raggiunge gli standard minimi previsti.

Il vincolo anacronistico dell’indoor

Ma anche il superamento di vincoli oggettivamente anacronistici, come quello della copertura indoor, quando è evidente che nelle case l’ascolto (peraltro limitato al 30% del complesso) avviene ormai con altri device (DTT, smartphone, smart speaker, tablet, pc), tanto che la presenza di ricevitori DAB (ed FM) stand alone è ai minimi termini.

Le decisioni dell’Agcom e le prospettive future anticipate dalla delibera 44/25/CONS

L’Autorità, preso atto delle osservazioni degli operatori, ha preannunciato, attraverso la delibera 44/25/CONS, un piano di intervento graduale che prevede anzitutto il completamento delle assegnazioni con priorità alla chiusura dei bandi e alla risoluzione delle controversie pendenti sui diritti d’uso per cui sarà indispensabile un potenziamento delle risorse spettrali (per questo Agcom ha valutato favorevolmente l’assegnazione di nuove frequenze liberate dalla rete televisiva nazionale n. 12) per evitare così pericolosi beauty contest che, oltre a rendere instabile il settore (per i quasi certi ricorsi alla magistratura amministrativa), determinerebbero ingestibili esclusioni di soggetti aventi titolo alla veicolazione DAB+.

Rafforzamento architettura regolamentare ed infrastruttura tecnica

Sul piano giuridico, l’Autorità ha valutato un aggiornamento del Regolamento DAB per garantire un maggiore equilibrio tra le componenti del mercato, mentre su quello tecnico ha posto in evidenza la necessità di conseguire un potenziamento della ricezione in galleria (il mercato chiede l’installazione obbligatoria di impianti per garantire il segnale nelle infrastrutture stradali critiche), magari (come auspicato da diversi stakeholders) col sostegno di risorse pubbliche, posto il rilievo sociale del servizio di radiodiffusione sonora per i tunnel lunghi più di 500 metri, come avviene in Germania e Svizzera.

Maggiori tutele dall’ingerenza delle piattaforme over the top e dell’automotive

L‘upgrade della regolamentazione potrebbe inoltre prevedere nuove misure di tutela per gli operatori nei confronti dell’ingerenza sempre più evidente degli over the top e dell’automotive, interagendo con le previsioni della delibera 390/24/CONS sulla prominence dei servizi di interesse generale (SIG).

Un futuro ancora incerto

Il quadro del settore radiofonico digitale che emerge dalla delibera n. 44/25/CONS (qui per la lettura integrale del documento e qui per consultare i contributi degli stakeholders), vede un comparto che si trova in una fase di transizione, ma che necessita di risposte tempestive. Mentre l’Agcom procede con un approccio graduale, il mercato chiede, infatti, certezze su tempi e modalità di sviluppo.

La competizione impari

D’altra parte, la competizione con le piattaforme IP impone strategie di innovazione e investimenti infrastrutturali che non possono attendere troppo a lungo.

Ulteriori interventi richiesti

Ulteriori interventi richiesti dal settore ed integrati nel documento accluso alla delibera 44/25/CONS, includono l’estensione della ricezione obbligatoria del DAB+ anche agli smartphone per garantire una fruizione continua della radio digitale; l’introduzione di incentivi fiscali per le emittenti locali che intendano investire in nuove infrastrutture digitali; un maggiore coordinamento europeo per garantire un uso più efficiente delle risorse spettrali.

Tutelare i nuovi entranti

Ma anche una maggiore tutela per la posizione dei fornitori di servizi di media radiofonici indipendenti, che, se non possono essere soci dei consorzi (vincolo del quale non si esclude una revisione), quantomeno abbiano garanzie di presenza che ne impediscano la vulnerabilità attraverso esclusioni arbitrarie.

Stand & still

Sarà fondamentale monitorare i prossimi sviluppi per comprendere se la radio digitale via etere potrà davvero consolidarsi come alternativa alla FM nell’ambito di un interregno di piattaforme (FM, DAB+ e IP), stimato da diversi degli operatori che hanno partecipato alla consultazione pubblica in un decennio (pur in una prospettiva a nostro avviso più che estremamente ottimistica).

Diverse strategie

O se il settore dovrà rivedere le proprie strategie di crescita in una ottica maggiormente orientata alle soluzioni IP. (M.L. per NL)



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