Save, socio di riferimento del gruppo che gestisce il polo aeroportuale del nord est formato dagli scali di Venezia, Treviso, Verona e Brescia, ma anche presente con una partecipazione significativa nell’aeroporto belga di Charleroi, potrebbe presto finire in nuove mani straniere. Il fondo francese Ardian, infatti, sarebbe in trattativa con la società guidata da Enrico Marchi per rilevarne la quota dell’88%, oggi detenuta da Infravia e Dws, (due fondi d’investimento, di cui uno d’oltralpe e l’altro tedesco) tramite la holding Milione spa (partecipata al 12% anche dalla Finint di Marchi).
A darne notizia è stato per primo il quotidiano La Repubblica qualche giorno fa, parlando di trattative avanzate tra i francesi e Finint sgr per rilevare le quote in questione (sulla base di un’offerta da oltre un miliardo di euro). Le indiscrezioni trapelate collimano anche con le informazioni di cui è in possesso BeBeez.
Ma come si è giunti a questa soluzione? Da tempo Marchi sta tentando di portare a compimento il riassetto di Save, avendo accarezzato l’idea (a partire dal 2023) di prenderne il pieno controllo attraverso il lancio di Finint Infrastrutture sgr (o in forma abbreviata anche Finint Infra sgr), società di gestione interamente controllata da Finanziaria Internazionale Holding spa, e presieduta fino allo scorso novembre dal manager Franco Bernabé, che avrebbe dovuto raccogliere 6-700 milioni, per poi salire a ad un miliardo e rilevare le quote di Save, con Finint che sarebbe divenuto poi quotista del fondo (si veda altro articolo di BeBeez).
Le trattative avviate da Finint Infrastrutture non avrebbero dato però i risultati sperati per ragioni soprattutto di prezzo e di governance, mettendo in pista dunque Ardian, che già controlla l’aeroporto di Londra Heathrow ed era uscito la scorsa estate da F2i aeroporti (si veda altro articolo di BeBeez), il fondo che detiene quote negli aeroporti di Milano, Napoli, Bergamo, Bologna, Trieste e Torino.
Proprio in questi giorni, tra l’altro, ricordiamo che sono uscite da Ardian tre figure eccellenti(si veda altro articolo di BeBeez): secondo quanto riferito nei giorni scorsi da Bloomberg, infatti, hanno lasciato l’azienda dopo 20 anni di collaborazione, da un lato Yann Chareton, senior managing director, che lavorava nella sede a Milano, e dall’altro Yann Bak, managing director, head of climate & impact solution, che era invece basato a Parigi. Poco prima anche Marco Bellino, managing director e deputy head of buyout Italy, altro manager basato a Milano, aveva lasciato Ardian per unirsi a PAI Partners.
Tornando a Save, come detto è oggi interamente controllata da Milione spa, holding che a sua volta, a seguito di un’opa che l’ha delistata da Piazza Affari, da fine 2017 fa capo ai fondi infrastrutturali DWS, gestiti da Deutsche Asset Management, e InfraVia Capital, ciascuno con il 44%, mentre il 12% è rimasto di Enrico Marchi, tramite Finanziaria Internazionale Holding (da lui interamente controllata attraverso le holding Giovanni Marchi & C spa e Aprile spa). Il tutto a seguito del divorzio di Marchi dallo storico socio Andrea De Vido, uscito dal capitale del gruppo Finint nell’aprile 2017 (si veda altro articolo di BeBeez).
Save era stata delistata con una valutazione di 1,29 miliardi di euro (pari a 6,8 volte i ricavi del 2016 e a 14,7 volte l’ebitda del 2016, che erano stati, rispettivamente, 188,2 milioni e 87,7 milioni) e di una capitalizzazione di 1,15 miliardi (si veda qui il Documento d’opa a pag. 90). Milione, poi, a fine 2018 ha rifinanziato il debito emettendo un bond da 300 milioni di euro con scadenza 2028, che è stato quotato all’ExtraMOT Pro di Borsa Italiana (si veda altro articolo di BeBeez).
Milione, e quindi in sostanza il gruppo Save, ha chiuso il bilancio consolidato 2023 in lieve peggioramento dal 2022 con 235 milioni di euro di ricavi (-8,1%), 117,3 milioni di ebitda (-21,1%) e un utile netto di 14,6 milioni (- 68,1%), a fronte di un debito finanziario netto di 888,6 milioni (-2,7%). Nel primo semestre dello scorso anno, poi, i ricavi sono stati pari a 117,1 milioni (+ 11,4 %), l’ebitda di 56,2 milioni (+13,4%), l’utile pari a 5,6 milioni (+269,8%) dopo un impatto per imposte sostanzialmente nullo (per effetto della compensazione degli accantonamenti per imposte correnti e differite), e il debito netto pari a 909,8 milioni (+0,6%).
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