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Concessione A22, il Mit fa slittare la scadenza di un mese


Comunque vada la gestione del rinnovo della concessione A22 scaduta da ben 10 anni e andata avanti a suon di proroghe e fibrillazioni di Finanziaria in Finanziaria, sia gli attuali azionisti enti locali che i governi nazionali protempore hanno gestito in pessimo modo tutta la vicenda, cercando di difendere una situazione francamente indifendibile, che cozza frontalmente con la necessità di rispettare le norme di legge e con la dovuta liberalizzazione dei servizi.

A pochi giorni dalla scadenza del bando per partecipare alla presentazione delle candidature per la gara di rinnovo della concessione A22 di durata cinquantennale, il ministero delle Infrastrutture e trasporti gestito dal leghista Matteo Salvini ha deliberato la proroga di un mese del termine, portandolo dal 28 febbraio al 31 marzo, con ciò dando un probabile, forte dispiacere ai suoi colleghi di partito amministratori locali ed azionisti di Autostrada del Brennero Spa, concessionaria scaduta che opera in regime di proroga.

La decisione governativa costituisce una sorta di schiaffo a chi ha sempre propalato la gestione della concessione A22 come “cosa nostra”, come una gara già vinta in partenza, specie da parte degli azionisti di maggioranza assoluta, ovvero gli amministratori del Trentino Alto Adige (regione, province, comuni, camere di commercio) che, giorno dopo giorno, rischiano di vedersi sfumare l’obiettivo che hanno perseguito con una serie di traiettorie a zig-zag e marce del gambero, prive di lucidità e di una strategia a medio termine.

Ora, attorno al bando non è più solo la concessionaria scaduta e prorogata ad essere interessata, ma si è aggiunta anche Autostrade per l’Italia, la società titolare della metà delle reti autostradali italiane in concessione, braccio infrastrutturale di Cassa depositi e prestiti e di due fondi d’investimento internazionali assetati di pingui dividendi, ma si è pure aggiunta la spagnola Abertis (posseduta dalla famiglia Benetton, quella della tragedia del ponte Morandi con i suoi 43 morti sotto la sua gestione di Aspi improntata a massimizzare gli utili e i dividendi per gli azionisti) che nel 2026 sarà orfana della concessione Brescia-Padova e della sua controllata Valdastico destinata a passare alla Cav. Oltre ad altri soggetti attivi nelle gestioni autostradali, come il gruppo Gavio ras delle infrastrutture del NordOvest d’Italia e alcune società di costruzioni. Tutte realtà che hanno spessore e capacità finanziarie ben più alte di quelle di Autostrada del Brennero Spa, la quale per partecipare alla gara necessita di “cavalieri bianchi” che la supportino finanziariamente.

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E mentre le ambasce nella società di gestione di A22 crescono, oltre che tra gli azionisti che ora paiono interessate al valzer dei vertici, con il sostanziale defenestramento dell’amministratore delegato Diego Cattoni che verrebbe sostituito dall’attuale presidente Hartmann Reichalter, pure tra i 900 dipendenti per i quali il bando stilato dal ministero di Salvini non prevederebbe alcuna forma di garanzia di tutela del posto di lavoro nel caso, come sempre più probabile, Autobrennero non vinca la gara, c’è pure l’aspetto del prestito obbligazionario che Autobrennero intende emettere per un importo da 250 milioni di euro con durata compresa tra i 3 e i 5 anni, il primo della storia della società, su cui i consiglieri regionali di Team K hanno interrogato il presidente della regione, Arno Kompatscher, che ha risposto in modo piuttosto abbottonato, rimandando alla decisione fatta dai soci della concessionaria – di cui lui sarebbe pro tempore il rappresentante dell’azionista singolo con il maggior numero di quote -, lasciando insoddisfatti gli interroganti.

 

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