Mercanzia, il vintage come cucitura tra passato e futuro

Ci sono storie che non si limitano a essere raccontate, ma si intrecciano tra le trame di un tessuto vissuto, tra le tasche di un cappotto dimenticato, tra le mani di chi sa riconoscere il valore di ciò che ha già avuto un passato.

Mercanzia nasce proprio da questo, dal desiderio di riportare alla luce capi che custodiscono memoria, strappi, esperienze. Ma nasce anche dalla Sicilia, dalla sua identità forte e autentica, e da un senso di appartenenza che non si spezza.

Noi di NewSicilia abbiamo avuto il piacere di intervistarli in esclusiva, per scoprire più da vicino la loro storia e la loro filosofia dietro il romantico mondo del vintage.

Mercanzia: famiglia, semplicità e crescita

Per i ragazzi di Mercanzia, il vintage non è solo una scelta estetica o commerciale, ma una vera e propria missione culturale: riscoprire, selezionare, reinterpretare.

È un viaggio che parte dai mercati, attraversa le storie di chi quei capi li ha indossati, e arriva nelle mani di chi li sceglie per scrivere un nuovo capitolo della loro esistenza. Si tratta di qualcosa che va oltre l’e-commerce vintage: una dichiarazione d’amore per il passato, per il Sud, per un modo di vestire che non si limita al presente, ma guarda avanti senza mai dimenticare la provenienza.

Come e perché nasce Mercanzia?

“Mercanzia nasce dalla passione per l’abbigliamento, la moda e il fashion, un interesse trasmesso dai genitori e trasformato nel desiderio di dare nuova vita a pezzi “dimenticati”. Da qui parte la ricerca, inizialmente tra i mercati, poi attraverso la creazione di reti con persone che parlano di vintage nel mondo. Tutto nasce dalla passione, che poi diventa un vero e proprio lavoro“.

Un vostro motto è “IT’S A FAMILY MATTER”. Che ruolo ha la famiglia in questo progetto?

“La famiglia è fondamentale perché ogni cosa, positiva o negativa che sia, viene condivisa con loro. I nostri genitori hanno supportato il progetto sin dall’inizio e continuano a farlo, anche ora che le responsabilità sono cresciute. Inoltre, anche i nostri fratelli cercano sempre di inserirsi in qualche modo“.

“Tuttavia “famiglia” non è solo in senso stretto. Il desiderio è quello di creare una community con i ragazzi che ci seguono e farli entrare nelle dinamiche di Mercanzia“. 

Secondo quali criteri vengono selezionati i capi?

“La scelta dei capi si basa su una semplice domanda: “Indosseremmo mai questo pezzo?“. Se la risposta è sì, allora viene selezionato. Non è fondamentale che un capo sia in trend o che possa avere una rivendita elevata, per noi è importantissimo che rispecchi la nostra natura“.

Il pezzo più raro che avete trovato e quello con la storia più particolare?

“Alcuni pezzi sono rari per definizione, come una giacca degli anni 40 che, con tutta la sua storia, è un vero patrimonio materiale“.

“Quanto alle storie più particolari, recentemente è stata trovata una giacca con al suo interno monete di origine sconosciuta. Ogni pezzo racconta qualcosa, non solo per il suo valore intrinseco ma anche per ciò che porta con sé, tra strappi e segni del tempo“.

“Una volta è stato ritrovato in una giacca di pelle il passaporto di una persona deceduta. In un’altra occasione, in una giacca Carhartt c’era ancora un portatabacco in metallo con dentro del tabacco e un burrocacao. Ogni ritrovamento porta inevitabilmente a chiedersi: Chissà a chi apparteneva?“.

Il vintage è spesso associato alla sostenibilità. Quanto conta questo aspetto per voi?

“Non era l’obiettivo iniziale, ma è diventata una conseguenza naturale, una fortuna. E quella fortuna è diventata un motivo in più per andare avanti, perché quello che stai facendo non solo ti piace ma ha anche senso“.

La celebrità “full mercanziata” di cui siete rimasti più increduli?

“Sicuramente Paul Mescal, celebre attore hollywoodiano e trai protagonisti del Gladiatore 2. È stato davvero assurdo vederlo in giro per Londra con dei nostri pezzi. La cosa bella è che lui è rimasto un nostro cliente affezionato perché ci segue e ci chiede spesso di vestiti. Ci fece piacere anche Rudi Zerbi che ci contattò per avere delle maglie. Sono situazioni gratificanti perché ti fanno capire come quelle che stiamo facendo è riconosciuto“.

Le sfide e le opportunità di vendere capi vintage online?

“Uno dei vantaggi principali è la possibilità di raggiungere clienti in tutto il mondo, cosa che con un negozio fisico in Sicilia sarebbe molto più difficile“.

“La sfida quotidiana è posizionarsi sempre più in alto, sia come brand che come immaginario. L’obiettivo è alzare costantemente l’asticella, perché il mondo online è altamente competitivo e offre poche certezze“.

Parliamo di “Bad Examples”. Cos’è “South Youth” e da cosa nasce?

“South Youth nasce a settembre dall’incontro con due ragazzi di Napoli, Marco e Federico. L’idea ha preso forma nell’archivio di Mercanzia, tra brainstorming e sperimentazioni“.

“Non si tratta di un brand, ma di un progetto parallelo: sono state prese delle maglie d’archivio e girate al contrario per dargli nuova vita. Alcune sono state personalizzate con borchie grazie ad artigiani napoletani, altre sono state serigrafate. La collezione comprendeva anche una cintura in pelle, sempre realizzata a Napoli, e un accendino ispirato a quelli usati dai soldati nella guerra del Vietnam“.

“Diciamo che è stato un modo per valorizzare la nostra identità, perché siamo profondamente legati alla nostra terra, al Sud. E con Marco e Federico è stato proprio facile trovare questo punto in comune. Siamo tutti ragazzi giovanissimi, come se fossimo un gruppo di amici“.

Tre parole per descrivere Mercanzia

“Famiglia, semplicità e crescita. Quest’ultima parola perché in cui meno abbiamo scommesso ma che più si sta verificando, perché non ci saremmo mai aspettati di avere tutto questo in maniera così veloce. Non consideriamo quello di adesso un punto di arrivo perché siamo in continuo cambiamento“.