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Emergenza tubercolosi bovina nella provincia di Isernia, Coldiretti teme il propagarsi della malattia


Coldiretti Molise interviene sull’emergenza tubercolosi bovina che ha colpito diversi allevamenti della provincia di Isernia nei comuni di Pizzone e Montenero Val Cocchiara. In una lettera inviata all’Assessore regionale all’Agricoltura, Salvatore Micone, il Presidente ed il Direttore regionale dell’Organizzazione, Claudio Papa ed Aniello Ascolese, esprimono «grande preoccupazione per quanto sta accadendo».

Nella missiva i dirigenti di Coldiretti chiedendo all’Assessore di «convocare un incontro con le Organizzazioni Professionali Agricole, l’Associazione Allevatori e gli Enti ed Organismi che esercitano le competenze in materia, oltre a chi riterrà opportuno invitare, al fine di attuare un confronto collaborativo e costruttivo».

«Coldiretti – scrivono Papa e Ascolese nella missiva – è pienamente consapevole della necessità che si debba scongiurare il diffondersi della malattia, che può anche essere trasmessa dagli animali all’uomo, ben sapendo che dovranno passare degli anni prima di poter tornare alla normalità. Il rischio è che l’intera provincia di Isernia possa subire la revoca della qualifica di ‘territorio indenne’, come purtroppo già avvenuto nel 2020 per la brucellosi. La nuova epidemia – si legge ancora nella missiva – rischia veramente di causare il tracollo della zootecnia in Molise ed in particolare in provincia di Isernia dove tale attività è particolarmente rilevante».

Non va altresì dimenticato che, grazie anche alla condivisione dell’assessore Micone, è stato realizzato un marchio di tutela del fiordilatte molisano che per poter esistere ha bisogno di materia prima molisana.

Tornando al tema tubercolosi bovina va detto che al fine di arginare il propagarsi della malattia, il Servizio veterinario ha intensificato le attività di controllo su tutti gli allevamenti presenti in quei territori, come pure sulle persone, siano essi titolari o dipendenti delle aziende zootecniche oltre che ai rispettivi familiari.

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A seguito degli accertamenti sanitari sono seguite specifiche ordinanze di “restrizione” presso l’azienda degli animali, che prevedono, di norma, la disinfezione dei locali e delle attrezzature, il divieto di movimentazione da e per l’allevamento infetto, il divieto di consumo umano del latte, lo stoccaggio protetto delle deiezioni e dei liquami degli animali presenti in stalla; oltre a tutta una serie di ulteriori prescrizioni ritenute necessarie dall’autorità sanitaria. Tali ordinanze stanno tuttavia generando confusione fra gli imprenditori zootecnici destinatari delle stesse.

«Le ordinanze sanitarie – spiegano Papa e Ascolese nella missiva – hanno obbligato il ricovero in stalla degli animali, come giusto che sia; peraltro, non possiamo accettare che il rispetto doveroso di tali prescrizioni metta ancor più in difficoltà le imprese zootecniche. In particolare viene riferito di provvedimenti sanzionatori a carico delle aziende per il mancato rispetto del “benessere” conseguenti al forzato internamento degli animali, come pure per il mancato smaltimento delle deiezioni e dei liquami che, secondo le medesime Autorità, che hanno imposto correttamente, lo ripetiamo, l’obbligo, “…superano in volume la capacità delle “concimaie”. Cosa dire, oltre al danno la beffa! Anche l’ordine di dover disinfettare le stalle si sta trasformando in un paradosso, Gli animali devono necessariamente uscire dalla stalla e rimanere fuori per tutto il tempo necessario che la disinfezione messa in atto possa produrre gli effetti richiesti che tra l’altro implicano tempi non brevissimi. Ebbene viene riferito che è “…assolutamente vietato far uscire gli animali dalla stalla”».

«Non staremo a sottolineare – prosegue la missiva – tutte le volte in cui, negli anni, la scrivente Organizzazione ha evidenziato alla Regione l’esigenza di prestare una particolare attenzione al comparto zootecnico, denunciandone le carenze strutturali e avanzando delle proposte. Purtroppo gli interventi, che pure sono stati attuati, rientravano nella “ordinarietà” a fronte della necessità di intervenire in maniera straordinaria. Quel che è fatto, o meglio quel che non si è fatto, conta oramai poco. Conta invece – concludono Papa e Ascolese – la volontà di non fermarci di fronte a tale stato di cose, mettendo in atto azioni che avviino il mutamento dello statu quo e, pian piano, rendano organiche le misure che potranno essere messe in campo. Solo in tal modo realizzeremo un sistema allevatoriale che attraverso il rafforzamento della intera ‘filiera’ possa traguardare il futuro».

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