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Marco Cecchi, in dialisi da 50 anni a Prato: «La vita è stata dura con me, ma io sono più duro di lei. Una condanna? Sì, ma piena di possibilità»


di
Jacopo Storni

Marco Cecchi aveva 9 anni quando prese la rosolia, che poi divenne un’insufficienza renale. Per sei anni ha provato a fare una dieta, poi è dovuto ricorrere alla dialisi a vita, che va avanti da quando aveva 16 anni

In dialisi da cinquant’anni: tutti i lunedì, mercoledì e venerdì, ogni volta per quasi quattro ore. Quasi dodici ore a settimana su un letto d’ospedale, con aghi di grosso calibro da inserire nelle vene. 

Marco Cecchi aveva 9 anni quando prese la rosolia, che poi divenne un’insufficienza renale. Per sei anni ha provato a fare una dieta, poi è dovuto ricorrere alla dialisi. Una dialisi a vita, che va avanti da quando aveva 16 anni. 




















































Oggi ne ha 66 e ancora si sottopone alle sedute al centro dialisi dell’ospedale di Prato. Ogni seduta serve a rimuovere l’acqua in eccesso, i soluti e le tossine dal sangue dal suo corpo, i cui reni non sono più in grado di svolgere queste funzioni in modo naturale.

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Una storia di resistenza, quella di Marco, la cui vita è stata condizionata dalla terapia. «Quando ho iniziato negli anni Settanta la dialisi era molto invasiva – racconta Marco – C’era perfino il rischio di andare in ospedale e non tornare più. Oggi invece ci sono strumenti molto avanzati e il tempo di attesa passa veloce». Durante le sedute, Marco ascolta tanta musica con le sue cuffie. 

Oppure parla con i vicini di letto, anche loro in dialisi. E’ proprio in una di queste sedute, quando era giovane, che ha conosciuto Alessandra, un’altra paziente, che poi è diventata sua moglie. «Quelle che sembrano condanne, sono in realtà delle possibilità – dice Marco parlando della terapia – Grazie alla quale ho trovato l’amore».

Non è semplice sottoporsi per tre volte a settimana a questa terapia, eppure Marco dice di aver avuto una vita normalissima e regolare: «Mi son levato tante soddisfazioni, e nonostante tutto ho sempre lavorato, prima come insegnante, poi all’Olivetti e adesso in Provincia a Prato».

I viaggi non sono semplici, soprattutto se prevedono di restare fuori più di due giorni. «Eppure – continua Marco – ho viaggiato ogni volta che ho voluto. Basta organizzarsi e trovare l’ospedale all’estero dove ti puoi sottoporre alla stessa dialisi». 

Adesso, per esempio, con la sua nuova compagna thailandese, sta pensando di andare in Thailandia: «Mi sto informando per trovare l’ospedale giusto». Marco non si lamenta quasi mai. «Bisogna sapere lottare e affrontare la vita a testa alta, senza piangersi addosso, bisogna avere la forza di andare avanti, la mia vita in dialisi mi ha permesso di apprezzare meglio la vita, invece vedo in tanti giovani l’assenza della gioia di vivere, a volte ci sono persone che hanno tutto e che non sono felici, ma non si rendono conto del dono della vita».

Il caso di Marco è stato reso noto dalla Asl Toscana centro: «Il signor Cecchi è un esempio di tenacia e un modello di assistenza di cui siamo orgogliosi, 50 anni di emodialisi: un traguardo straordinario di cura e determinazione – ha detto Gesualdo Campolo, direttore della struttura di nefrologia e dialisi dell’ospedale pratese – Il paziente ha dimostrato una forza straordinaria e una grande capacità di adattamento». 

In questi giorni i sanitari e “Gli Amici della Dialisi” hanno festeggiato il traguardo dei 50 anni raggiunto dal 66enne con grande affetto e con una targa con la frase, voluta dal paziente stesso: «La vita è stata dura con me… ma io lo sono stato di più con lei». 

«Il paziente – ha spiegato Campolo – dopo due tentativi di trapianto renale, non andati a buon fine diversi anni fa, ha scelto di continuare a sottoporsi alla dialisi, affrontando con determinazione tre sedute settimanali. Un percorso che evidenzia non solo la sua eccezionale resilienza, ma anche l’elevato livello di assistenza e cura multidisciplinare garantito dal nostro team di nefrologi, infermieri, operatori sanitari e altri professionisti». 

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Un risultato, evidenzia poi la Asl, che «sottolinea l’importanza di un approccio globale alla cura del paziente cronico, con risposte efficaci ai bisogni di salute, sia renali che extra-renali».

27 febbraio 2025 ( modifica il 27 febbraio 2025 | 15:52)

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